Il vescovo Pasquale Gioia

  

 

 

 

 

 

CENNI  BIOGRAFICI

 

Mons. Pasquale Gioia, nato a S. Croce del Sannio il 19 Maggio 1872 da Ermenegildo e Mariantonia Antonini, entrò nell'ordine dei Somaschi nel 1884 a Spello nel Collegio Rosi, dove si distìnse ben presto per pietà ed ingegno.

Fece il Noviziato nel 1887 e professò l'anno seguente.

A Venezia fre­quentò il corso liceale e nel 1891 andò a Roma dove attese allo studio della teologia, fu ordinato sa­cerdote il 22 Dicembre 1894 e ottenne la laurea in Teologia e poi brillantemente quella in Belle Lettere nel 1899 presso la R. Università di Roma, passò al­cuni anni nel Collegio S. Francesco di Rapallo come censore e professore e seppe cattivarsi la stima di tutti, e moltissimi ancora lo ricordano con simpatia ed affetto.

Dopo varie delicate mansioni a S. Maria in Aquiro e a S. Girolamo della Carità, ove fu per parecchi anni Maestro dei Novizi, nel 1917 fu eletto Parroco di S.Martino in Velletri e successivamente Provinciale dell'Ordine.

I giovani furono la passione sua più ardente e i giovani lo riamarono con tutto il cuore.

A Velletri trovò più vasto campo per la sua at­tività e vi si dedicò con mirabile energia e abnega­zione, suscitando, specialmente fra i giovani d'ambo i sessi, cìrcoli e associazioni d'Azione Cattolica, Zelatrici   del   S.  Cuore,  Figlie  di  Maria, che tuttora esistono  e ricordano con grata memoria il loro fondatore e animatore.                                                                                      

Mentre era tutto intento a queste opere di bene e ne curava lo sviluppo materiale e spirituale, i superiori ammirati di tanto zelo e di tali doti di mente e  di cuore lo proposero per la pienezza del Sacer­dozio.

Eletto Vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi il 30 settembre 1921, il di d'Ognissanti dello stesso anno fu consacrato da S. Em. il compianto Card. Pompili nella Cattedrale di S. Clemente in Velletri in mezzo a una vera folla di popolo plau­dente.

Fece l'ingresso solenne a Molfetta il 5 Mar­zo 1922. Si cattivò presto la stima e la venerazione generale, e in quel campo più vasto diede forte im­pulso all'Azione Cattolica in tutte le sue branche.

Fece sorgere in Molfetta la Chiesa del S. Cuore vero monumento d'arte, ed ebbe a cuore il Semina­rio Vescovile, che abbellì e dotò generosamente.

Colpito da angina pectorls si spense fra il cor­doglio e il compianto di tutti i suoi figli il 1° Apri­le 1935 quando ancor pieno di energia meditava al­tre opere di bene nelle Sue care Diocesi unite.

Di lui si può dire invero: pertransiit benefaciendo, e i diocesani, i poveri, gli afflitti e quanti l'amarono, lo piangono e non possono e non vo­gliono dimenticarlo.

 

 

 

 

 

 

 ...dai ricordi di un pronipote

Non ho conosciuto questo Prozìo, essendo nato due anni e mezzo dopo la Sua morte.  Prozìo in quanto mio nonno, l’avvocato Luigi Gioia, era Suo fratello maggiore (di ben diciassette  anni).

In effetti, però, è come se l’avessi conosciuto fisicaménte per via delle tante fotografie sparse in casa, fra le quali una molto grande sulla parete di quella che fu la Sua camera, chiamata da sempre  “di Zio Monsignore”, pur se da Lui utilizzata  pochissimo e sporadicamente durante i brevi soggiorni qui a Santa Croce, dove cercava di non mancare in occasione di alcuni avvenimenti religiosi importanti: per la celebrazione della Sua Prima Messa da vescovo nel paese d’origine; per visite pastorali extra diocesane quando invitato dai Suoi compaesani e dal nipote don Giacomo D’Uva arciprete; per la riapertura al culto della chiesa di S. Sebastiano nostro patròno, il 13 ottobre 1923, in seguito ai relativi lavori di restauro eseguiti in quell’epoca.

 

  

 

              

La lapide posta sulla sinistra dell'ingresso alla chiesa di S. Sebastiano

 

 

In casa si parlava spesso “di Zio Monsignore” , delle sedi in cui era vissuto, nomi questi diventati a me familiari, così come quelli di alcune persone dell'Ordine, del clero e del laicato a Lui vicine.

In seguito, attraverso la lettura della corrispondenza, alquanto intensa, che ebbe con il fratello, ho potuto conoscerlo anche dal lato umano:  affettuoso nei confronti della Sua famiglia biologica ma legatissimo a quella  della Sua diocesi che considerava di primaria importanza.

Aveva soltanto sette anni e, forse influenzato dalla figura imponente sia dal punto di vista fisico che intellettuale di suo zio don Leonardo Gioia sacerdote, già dimostrava una certa propensione  verso le  cose sacre.

Su uno degli scalini che formano il sagrato della chiesa di S. Sebastiano, già menzionata, ancóra oggi si può notare una rudimentale “incisione” raffigurante la facciata di una cappella con annesso campanile  ed al suo interno alcune figure sacre, che a tale età il futuro vescovo eseguì servendosi di un grosso chiodo e di una pietra usata a mò di martello, particolare questo che tutti conoscevano in famiglia, ma non il sottoscritto che lo seppe dallo zio Umberto Gioia, nipote del vescovo, pochi anni prima che morisse.

Era una calda serata dell’estate del 1993, eravamo vicino l’epitaffio nei pressi della suddetta  chiesa  ed accompagnandomi  verso il sagrato, lo Zio mi disse:

 Ora ti mostro una cosa che certamente non sai.  

 

         

    

 

Epitaffio e chiesa di S.Sebastiano                                                                                    Il punto dell'incisione

 

 

L'incisione del piccolo Pasquale Gioia 

 

 Nel giugno del 2001, io ed altri due pronipóti dello Zio Vescovo, venuti dagli Stati Uniti d’America, ci recammo  a Molfetta. 

Cordialmente ricevuti da don Francesco Gadaleta che ne era il parroco, visitammo la Chiesa del Sacro Cuore  fatta erigere dal vescovo Pasquale Gioia e, nella medesima, la tomba  dove Lui riposa.

  

 

 Don Francesco Gadaleta

                                                                                                                    

Nella foto sopra, ricavata da un frame della video-ripresa effettuata dallo scrivente il 22 giugno 2001, don Francesco Gadaleta, con in mano una copia di un vecchio opuscolo "In memoria di Mons. Pasquale Gioia" il cui contenuto è più avanti riportato, ci disse di ricordare molto bene quando, nella cattedrale di Molfetta  il Vescovo, assistendo alla Conventuale, accusò il malessere che avrebbe posto fine alla Sua esistenza. Don Francesco, all’epoca di dieci anni, era in Cattedrale con il suo papà.

 

 

                                      - 22 giugno 2001-  Don Francesco  Gadaleta con alcuni dei pronipoti di Mons.Pasquale Gioia

 

 

 

Vedi: Chiesa del Sacro Cuore di Molfetta  ò

http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=95107      [Data di accesso: 19/02/2013].  

                                                                                                                                 

   Una delle lettere che don Pasquale Gioia, da Velletri, scrisse al fratello Luigi prima di essere consacrato Vescovo:

 

 

 

 -Trascrizione  della lettera  di cui sopra - 

 

                                                                    

    B.D.                                                      Velletri 19 Giugno 1921

                                 Carissimo fratello,

il S.Luigi di quest’anno rimarrà nella memoria della nostra famiglia. L’augurio del fratello ti porta la notizia che hai tanto desiderato.

Del resto non mi piace che tu ti esalti tanto per un titolo di Eccellenza, tanto più che questo titolo si dà ai Vescovi  per abuso e non di diritto; quello di diritto è Monsignore. Ma è il caso di accendersi tanto per un titolo? Tu infatti metti insieme due impressioni da te avute, allo stesso livello e la morte di mamma e l’Eccellenza a tuo fratello. E quest’associazione  di idee mi è tanto piaciuta: dietro il carro trionfale dell’imperatore un banditore gridava : ricorda che sei mortale! Ecco dove vanno a finire gli onóri.

Ma il male è che non si tratta solo di onóri, ma di un ònere, e di un ònere gravissimo.  A me pare ancora di sognare, mi pare di essere all’altro mondo; ma è proprio così e non c’è stato verso di scongiurare la grave burrasca che si è scatenata sul mio capo.

Tu dici: come mai Giovinazzo vicino a Bari, 12.000 abitanti !

Ma non è solo Giovinazzo: questa è di nomina Regia:  a questa sede devi aggiungere: Molfetta e Terlizzi. – Ricordi ? Molfetta ! chi l’avesse detto: oh Provvidenza di Dio quanto sei meravigliosa ! 

Tu scatti di allegrezza  ed io prego e mi conforto solo al pensiero che il S.Cuore di Gesù mi accompagnerà laggiù e mi assisterà.

Quando il 30 Aprile in un’udienza avuta dal S. Padre io esponevo i miei timori egli mi confortava dicendo: lei non ha cercato nulla, vada dove il Papa lo manda; ed io andrò.

Ho tanto bisogno di preghiera, pregate tutti per me.

Una delle tante cose che ci vorranno è lo stemma.

Mi son ricordato che zio Ubaldo lo fece ricavare e lo pose sul suo palazzetto, puoi farmene un piccolo schizzo e mandarmelo ?

Presto ti farò sapere la data della consacrazione, e quella probabile della presa di possesso.

Agli auguri mandatimi dai fratelli De Maria, Commendatore e Generale e dalla cara figliuola Clara Bochicchio risponderò appena la notizia sarà ufficiale.

Un saluto affettuoso a tutti.

Ti abbraccio bene augurando a te.

Tuo Pasquale

Non mi sento bene da quattro giorni

 

 

 

 

Nella foto sopra: particolare del portale del "palazzetto" dello zio Ubaldo, con lo stemma di famiglia, menzionato nella lettera, che il Vescovo, con le opportune modifiche, utilizzò per il proprio  stemma vescovile. 

 N.B. Il "palazzetto", alla morte dello zio Ubaldo, esposto a vendita giudiziaria, fu di diversi proprietari ed infine delle famiglie Bernardo e Venditti alle quali tuttora appartiene.

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                     

 

- Congresso Eucaristico del 10 novembre 1932 -

(S.E.Rev.mo M. Pasquale Gioia dalla Basilica dell'Annunciata in Como impartisce la Trina Benedizione)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'EPITAFFIO SULLA TOMBA DI MONS. PASQUALE GIOIA DETTATO DAL PROF. D. MAURILIO DE ROSA

 

per la traduzione dell'epitaffio vedi : http://www.lamiasettimanasanta.net/2009_09_01_archive.html 

 

    

 

 MOLFETTA: IL GIORNO DELLE ESEQUIE

 

 

 

 

I familiari di Mons.Gioia : Bettina,Ubaldo e Umberto Gioia sono i figli del fratello Luigi

L'arciprete don Giacomo e l'ing.Rodolfo D'Uva sono i figli della sorella Concetta

Maria Renza ved.Gioia è la moglie del fratello Luigi morto nell'anno precedente (21 febbraio 1934)

 

Per ulteriori notizie su Mons. P.Gioia:

http://www.molfettalive.it/City/289/VistaSez.aspx        (Chiesa del Sacro Cuore) 

 http://lamiasettimanasanta10a.blogspot.it/2010/12/maria-di-magdala-nei-vangeli-e-nella.html  (Le Maddalene)

http://www.lamiasettimanasanta10a.blogspot.it/2010/12/un-avvenimento-senza-precedenti-nella.html   (L'Arciconfraternita della Morte)

ed ancora:

 http://books.google.it/books/about/Ricordo_di_Mons_Pasquale_Gioia_della_Con.html?id=ZXRsYgEACAAJ&redir_esc=y 

http://www.lamiasettimanasanta.net/2009/09/mons-pasquale-gioia-un-vescovo-che-ha.html

 

http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/cci_dioc_new/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=24204

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
Joomla templates by a4joomla

© www.ginogioia.it

I contenuti presenti su questo sito non possono, in qualsiasi modo o forma, essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti senza la citazione della fonte o l’espressa autorizzazione dell’autore perché al medesimo appartenenti. Copyright © 2010 www.ginogioia.it Luigi Gioia. All rights reserved