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                                                                   Al mio paese, Santacroce,

c’è sempre un gallo che canta senza voce.

Spesso sul bivio

una colonna

e sul quadrìvio

talvolta una Madonna.

Sull’orologio antico

che il nostro tempo batte,

c’è il passeròtto amico

di gazze assuefatte.

                                        C’è il cacciator che torna

con il carnière vuoto,

il panettièr che sforna

l’odore più remòto.

C’è néve, pioggia, vènto.

C’è il sole

che nasce sul convènto.

Ci sono le parole

del nostro dialètto

ormài dimenticate

e solo in qualche détto

ancòra pronunziate !

    C’è tutto quanto occorre

per vivere e morire,

per tògliere, per porre

un tèrmine ...al capire.

E c’è l’immensità

d’un cielo sì profondo,

che nell’eternità

trasporta il nostro mondo.

 

                                     l.g.

 

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