Il tenente Flavio Gioia

 

Questo primo articolo di storia è dedicato al tenente Flavio Gioia caduto nella prima guerra mondiale, colpito da una granata austriaca durante il combattimento di Pinteri in Val Terragnòlo il 16 maggio 1916.

 

                                                                                        

Nato a Santa Croce del Sannio il 14 marzo 1891 da Silvio Gioia segretario comunale e da Maria Laudati maestra elementare, rimase orfano in giovane età.  Aveva soltanto sette anni quando perse la madre (21agosto del 1898) e venti  quando perse il padre (10 gennaio del 1911).

Era il penultimo di sei otto  figli, tutti nati a S.Croce del Sannio :

Ester (1dic.1878/30gen.1951), residente a Napoli,insegnante nel Regio Educandato ai Miracoli, rientrata al suo paese d’origine durante la seconda guerra mondiale.

Clelia (15dic.1879/24giu.1954), residente a Benevento, sposata a Saverio Napolitano commerciante in tessuti, rientrata a S.Croce anche lei durante i bombardamenti del 1944 in quella città.

 Emma  (22 feb.1882 / 29 apr.1883)

Goffredo (6mar. 1884/18apr1944), avvocato,  questore a Cagliari ed ivi deceduto.

Giovanna (Giannina) (5mag.1887/10set.1954), idem come la sorella Ester.

Flavio Sebastiano  (6 mag.1889 / 26 ago.1890)

Ermelinda (6nov.1892/190tt.1923), che visse la sua breve vita sempre a S.Croce.

 

Nota: In seguito ad ulteriori recenti ricerche effettuate anche presso l'Archivio Parrocchiale del luogo, sono stati riportati in corsivo alcuni aggiornamenti relativi alla composizione del nucleo familiare ed alla professione della madre di Flavio Gioia.

 

Flavio era molto affezionato ai miei nonni paterni, che abitavano nello stesso caseggiato di famiglia e, benché lontano fosse il grado di parentela (suo padre Silvio ed Ermenegildo padre del mio nonno Luigi, erano cugini) li considerava entràmbi suoi genitori. 

Chiamava "mimmìa" mia nonna Maria Renza che l'aveva allevato e nei riguardi di mio nonno Luigi, nutriva un affetto filiale che dimostrava in ogni occasione. Tante e tuttora conservate, sono le lettere e le cartoline che spediva ai suoi “genitori quasi adottivi" dai diversi luoghi nei quali studiò e visse.

A questo punto, e poiché molto tempo è passato, per cui risentimento alcuno può esservi da parte di chicchessìa, è il caso di ricordare un particolare che, pur se di poca rilevanza, rimane comunque storia.

La mattina che il giovane Flavio, (dal reperto FG11ab si evince essere qualche giorno prima del 24 gennaio 1916) dopo una breve licenza, lasciò il suo paese per rientrare al fronte e nuovamente in prima linea, dopo aver salutato le sorelle ed essersi accomiatato dai miei nonni, giunto sui gradini nei pressi del campanile di S.Sebastiano, tornò indietro per abbracciare nuovamente la sua “mimmìa” distrutta dal dolore, quasi presàga di quanto sarebbe accaduto.

La nonna, che avrebbe dato la sua vita pur di evitare una più che probabile disgrazia a colui che amava più d’un figlio, dopo aver rimuginato a lungo il da farsi, chiamò Giannina e le chiese se fosse opportuno scrivere al colonnello Nicola De Maria, santacrocese e futuro Generale, onde adoprarsi per tentare il cambio di destinazione all’ufficiale. Certamente una cosa biasimevole dal punto di vista morale, ma una mamma rimane pur sempre mamma, disposta a tali  ricorsi anche se poco decorosi e tutt'altro che patriottici.

La nonna era a conoscenza dei teneri sentimenti che il Colonnello nutriva nei riguardi di Giannina e questi avrebbe certamente fatto l’impossibile anche se tali sentimenti, purtroppo, non erano corrisposti.

Per Giannina una richiesta del genere  poteva apparire come un segno di capitolazione... lasciare intravedere al pretendente un filo di speranza o, peggio ancora, sfacciato opportunismo.

Alle parole della nonna la ragazza, che di orgoglio ne aveva da vendere, s’inviperì e risentita le rispose:

- Maria ! Faccia il destino ! -

Quando giunse la notizia della morte di Flavio mia nonna, disperata, si comportò con inaudita crudeltà.         

Il dolore era tale che non seppe frenare la sua rabbia e sconvolta, tra le sorelle che piangevano, rivolgendosi a Giannina, così l’apostrofò:

- Sei contenta ora di ciò che ha fatto il destino? -

Fu come dare una coltellata ad una persona già ferita.

Una frase questa che non avrebbe mai voluto ne dovuto pronunciare e che giammài si perdonò  l’averla detta.

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Una lettera di Flavio inviata dal fronte a mio nonno Luigi. Lo chiama zio in segno di rispetto per la differenza d’età (36 anni) esistente fra loro benché, come già detto sopra, fossero cugini di secondo grado.

 

Trascrizione della lettera sopra inserita

Carissimo zio Luigi.

E’ l’una e trenta minuti del giorno 10. Ieri sera io ed il collega Meriggi, dopo aver passato un’ispezione alle guardie ed alle vedette, ci siamo messi a dormire ch’erano appena le 19.

Un’ora fa siamo stati destati dai telefonisti del genio  che son venuti a distendere la linea tra la mia compagnìa e le guardie di Finanza che sono sulla nostra sinistra in Val d’Astico. Il sonno quasi non ci vuol fare compagnia. Abbiamo mangiato un’arancia ed un po’ di zucchero, bevuto un sorso di vino e poi io mi son messo a scrivere e Meriggi a leggere il Cyrano de Bergerac.

Dove sono ? Immagina un tratto del vallone detto di D.Serafino1), la parte superiore dove scende più ripido e frastagliato2). Sopra un banco di pietra a forma di ferro di cavallo, che trovasi proprio nel fondo ghiacciato, abbiamo costruito una baracca fatta tutta con sacchetti pieni di terra,coperta con lamiere e pavimentata in legno : un telo da tenda serve da porta, per entrarvi è d’uopo curvarsi.

Nell’interno ci stanno i due letti nostri. Io ho un letto a molla che trovavasi ramingo e disperso fra questi luoghi. Siamo avvolti in cappotti foderati di pelle di pecora ed in copertoni di lana pesantissimi. Due assicelle attaccate al muro di sacchi, sorreggono le stoviglie e la cancelleria, un cucchiaio di legno infilato pel manico tra un sacco e l’altro fa da candeliere; il calcio del moschetto mi serve da scrittoio. Ieri è venuta giù un pò di neve. Oggi le mie vedette hanno scoperto una vedetta nemica che è proprio a noi dirimpetto distante un 600 o 700 metri, presso le case di Lusena.3) Non so perché, ma guardandola, avevo più compassione di quella che delle nostre. Mentre la neve veniva giù, essa era là ferma nel suo pastrano bianco, forse credeva di non esser vista; e pensare che sarebbe bastato un piccolo movimento dell’indice per spedirla all’altro mondo. Ma noi non tiriamo sui nemici isolati, come fanno essi invece, contro di noi.

Ora ti lascio perché la temperatura comincia ad abbassarsi. Mi caccio sotto e spero dormire tranquillo. Buona notte anche a te anzi buon giorno . Tanti baci a tutti

                                                                                                                Flavio

                                                                                                      10-II- 915 ore 2

  

Errata-Corrige : la data di cui sopra, fedelmente riportata dalla lettera originale, è risultata errata nell'anno che è invece il 10 febbraio del 1916. Infatti tale lettera è immediatamente successiva ad una cartolina postale inviata, sempre allo zio Luigi, in data 8 febbraio 1916, nella quale Flavio, anche se ridotta, fa la stessa descrizione del posto. Vedi reperto: FG 13 ab.

Questa lettera  dovrebbe far riflettere chi, dimentico  della nostra storia o non conoscendola affatto, semina, coltiva e diffonde aneliti di secessione per puro egoismo e opportunismo economico. 

 

Note: 

1)     Per meglio descrivere la zona di guerra dove si trova, fa  riferimento ad una  località del suo paese dal quale è partito, ben nota ad entrambi : il torrente detto di D.Serafino (Vitelli) nel tratto a valle del “Ponte Cicchella”.

2)     Si tratta  delle cosiddette “morge delle ripe”, un tratto dell’argine sinistro, di detto torrente, che rispecchia  fedelmente la zona  carsica.

3)     In effetti è il paesino di Lusiana  scritto così come sentito pronunciare nel dialetto locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 FG 01 ab

 

 

FG 02 ab

 

 

 FG 03 ab

 

 

FG 04 ab

 

 

 FG 05 ab

 

 

FG 06 ab

 

 

FG 07 ab

 

 

FG 08 ab

 

 

FG 09 ab

 

 

 

FG 10 ab

 

  

FG 11 ab

 

 

FG 12

 

 

 

 

FG 13 ab

 

 

 

FG 14 ab

 

 

 

FG 15 ab 

 

 

 

FG 16 ab 

 

 

 

 

FG 17 ab 

 

 

FG 18 ab 

 

 

 

FG 19 ab 

 

 

FG 20  

 

 

 

FG 21  

 

 

Nelle foto che seguono: la bandiera di guerra austriaca di Flavio Gioia, oggi gelosamente conservata da mio fratello Goffredo Gioia, insieme ad alcune parole scritte  dallo zio Umberto fratello di nostro padre. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

... è In rete:

 

 

 

 

Il diario di guerra del tenente Flavio Gioia

“...un inferno di fuoco e d'acciaio”

 

 

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